Suzione del dito nei bimbi: quali sono le conseguenze?

Quando si torna con la mente alla prima infanzia, una delle abitudini che ricordiamo tutti è quella del ciuccio o del pollice in bocca. Questo gesto molto tenero non è un problema per i neonati, tuttavia se l’abitudine si protrae dopo i 3 anni di età ci potrebbero essere delle conseguenze.

Succhiare il dito è importante per il bimbo, in quanto è un riflesso naturale che provvede ad alleviare un momento di agitazione o inquietudine, è piacevole e rasserenante soprattutto quando l’età è compresa tra i tre e i nove mesi. Nel caso però che la tendenza permanga, anche oltre i primi anni di vita, questa abitudine può comportare, nello specifico, dannose conseguenze ai denti e al palato.

Ma quali sono le ripercussioni nello specifico?
Entro il primo anno di vita la suzione del dito non rappresenta un problema, può diventarlo nel momento in cui il bimbo inizia a sviluppare i denti. Il rischio maggiore si presenta nei bimbi che continuano questa abitudine anche dopo i cinque anni. In questi casi i denti, a seguito della pressione causata dal dito, sono spostati in modo anomalo e questo può comportare il cosiddetto morso aperto o open bite (una malocclusione che comporta uno spazio anomalo tra gli incisivi superiori e gli incisivi inferiori). Inoltre può influire sulla forma del palato che assume un aspetto ogivale e può essere origine di ulteriori malocclusioni strutturali. La conseguenza più comune è che, all’interruzione tardiva del succhiamento del dito, nello spazio anomalo tra le arcate si infili la lingua che mantiene di conseguenza il morso aperto. E ciò richiede una rieducazione funzionale alla postura linguale e all’atto della deglutizione con sedute di logopedia lunghe e difficili e successivi interventi ortodontici di riabilitazione.

Come aiutare il proprio bimbo a perdere l’abitudine?
Per un genitore, suggerire al figlio di non compiere il gesto di succhiarsi il pollice può risultare difficile. Questo perché, come accennato prima, per il bambino rappresenta un’azione rasserenante e piacevole. Potrebbe essere una soluzione efficace quella di spiegargli le ragioni per cui è meglio evitare di farlo, senza metterlo a disagio o colpevolizzarlo per il comportamento. Solitamente con pazienza e dedizione (per esempio accompagnandolo a dormire e attendendo distraendolo l’inizio del sonno) si ottiene il risultato sperato. A volte può essere utile far affrontare con il bambino l’argomento da una persona estranea all’ambiente familiare ma che possa rappresentare un punto di riferimento come per esempio un educatore, il pediatra o il dentista. Solo in alcuni casi tutto ciò potrebbe non essere sufficiente e potrebbe essere il caso parlarne con il pediatra per aiutare il bambino a risolvere il problema in modo sereno.